Villanova Monferrato, duro colpo alla banda dei siluri

Villanova Monferrato, duro colpo alla banda dei siluri

Villanova Monferrato, duro colpo alla banda dei siluri

Villanova Monferrato, Casale Monferrato - Sequestrati due furgoni con l'occorrente per la pesca di froda

Villanova Monferrato: duro colpo alla banda dei siluri”, sequestrati due furgoni e tutto

l’occorrente per la pesca di frodo.

I Carabinieri di Balzola, unitamente ai colleghi delle Stazioni CC di Ozzano e di Ponzano,

hanno denunciato in stato di libertà, per concorso in bracconaggio ittico, due romeni, L.N.S.

di 20 anni e C.S.P. di 22. Nel corso di un’attività coordinata di controllo del territorio, le

pattuglie dei predetti Comandi dell’Arma venivano allertate dalla Centrale Operativa della

Compagnia di Casale Monferrato poiché una Guardia Venatoria aveva sorpreso dei pescatori

di frodo a bordo di un natante nella Roggia Stura in località Mottanovella di Villanova.

La Guardia Venatoria forniva alla Centrale Operativa indicazioni utili a raggiungere il posto

e ad avviare le ricerche, che permettevano, nell’immediatezza, di rinvenire due veicoli

intestati a una ditta della provincia di Varese. All’interno dei mezzi vi erano numerosi

“attrezzi” ed altro materiale che i pescatori di frodo stavano usando per la loro attività

illecita, tra cui: caschi con torcia frontale, undici vasche per contenere il pescato, un canotto

gonfiabile, una rete da pesca di ben dodici metri, un cavo elettrico per produrre scariche

destinate a stordire le prede, un arpione e degli stivali in gomma. Il tutto subito sottoposto a

sequestro.

Dopo il ritrovamento dei veicoli, le ricerche proseguivano per ore nelle campagne per

rintracciare e identificare, con l’ausilio della Guardia Venatoria, gli autori del reato che nel

frattempo si erano dati alla fuga nelle campagne. I Carabinieri di Balzola, data l’ora tarda e il

buio, impiegavano anche un visore notturno, con cui riuscivano a rintracciare, tra le

sterpaglie, i due romeni pescatori di frodo, in seguito denunciati per concorso in

bracconaggio ittico in acque interne. Al termine dell’attività, i Carabinieri e la Guardia

Venatoria liberavano una decina di “pesci siluro”, di circa un metro di lunghezza, che erano

stati illegalmente pescati e si trovavano, ancora vivi, nelle vasche sequestrate. L’attività

investigativa è tuttora in corso al fine di identificare gli altri complici che, certamente, si

trovavano quella sera in compagnia dei denunciati.

Fenomeno, quello della pesca di frodo nei corsi d’acqua del nostro Paese, che rischia di

assumere carattere davvero preoccupante, con il rischio di depauperarne profondamente il

patrimonio ittico. Secondo alcuni studi, negli ultimi 10/15 anni la biomassa del Po sarebbe

calata del 30% e la causa di ciò sarebbe proprio la pesca di frodo, che seppure nel recente

passato ha visto maggiormente interessate Regioni come L’Emilia Romagna, il Veneto e la

Lombardia, vede oggi coinvolte anche altre Regioni, tra le quali il Piemonte.

Il crollo della fauna ittica e il fenomeno della pesca di frodo, non più solo nel fiume più

grande d’Italia ma anche in altri corsi d’acqua presenti numerosi nel nostro territorio, vede

tra le prede più ambite certamente il siluro, una sorta di pesce gatto gigante importato negli

 

anni ’70 dalle acque del Danubio, molto richiesto nell’Europa dell’Est. E Proprio dalla

Romania arriverebbero molti dei presunti bracconieri che, secondo alcuni, stanno

letteralmente saccheggiando i corsi d’acqua interni.

I c.d. “predoni dei fiumi” razziano maggiormente di notte, facendo strage per lo più di carpe

e siluri, che a volte sfilettano e congelano sul posto, per poi scomparire prima dell’alba a

bordo di furgoni, diretti per lo più in Romania.

Diverse indagini condotte negli anni hanno evidenziato come tale illecita attività sia spesso

ad appannaggio di pescatori Lipoveni provenienti dal delta del Danubio, dalla zona di

Tulcea, in Romania, da dove si sono allontanati quando i loro metodi altamente invasivi (reti

lunghe centinaia di metri, scariche elettriche, diserbanti sparsi in acqua per far affiorare il

pesce) non sono stati più tollerati in una regione divenuta patrimonio dell’Unesco.

Attrezzatura, quale reti e cavi elettrici, identica a quella sequestrata ai due romeni denunciati

dai Carabinieri del Casalese.

Il pescato viene poi trasportato nell’Est Europa, ma anche in alcuni mercati italiani quali

quelli di Milano e di Bologna, dove viene acquistato per lo più da romeni. Tutto in nero e

tutto non tracciato. Prodotti a volte provenienti da acque inquinate che spesso sfuggono ai

controlli sanitari.

Per non parlare del rischio che tale attività illecita determina anche in tema di pubblico, in

quanto spesso i bracconieri diventano particolarmente aggressivi coi pescatori locali, nei cui

confronti assumono atteggiamenti vessatori e intimidatori



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Edizione cartacea Quindicinale

Uscita del 19/04/2024
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